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MEMORIA “IN PILLOLE” SULLO STATO DELL’AGRICOLTURA E DEGLI ALLEVAMENTI IN ITALIA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLA SICILIA E CON QUALCHE ACCENNO ALL’U.E. (FONTI: ISTAT; REGISTRO IMPRESE; CONFAGRICOLTURA E SICILIA AGRICOLA)

  •  Imprese agricole in Italia: n. 753.833, delle quali attive n. 745.156 (al 31.12.2017) e circa la metà con dipendenti (dato in calo);
  • A gennaio 2019: Allevamento di ovini (n. 860.626)  e caprini (n. 120.438), in Sicilia in aumento, soprattutto nella zona del ragusano. La Sicilia è la seconda regione per produzione di latte, dopo la Sardegna, in aumento, in controtendenza con il dato nazionale. E’, inoltre, la prima regione italiana con il 23% di produzione biologica;
  • Trasformazione in Sicilia di prodotti agricoli e di allevamento (pesca inclusa), aziende n. 7.300, che costituiscono il 12% del dato nazionale;
  • Produzione nazionale: …….  da agricoltura estensiva ed il ……. da quella intensiva;
  • Aziende biologiche in Italia. n. 59.461, delle quali il 55,8 % hanno sede nel Mezzogiorno e ben 
    9.446 (18%) in Sicilia;
  • Occupati in Italia (2017): n. 1.385.000, di cui 919.000 circa in agricoltura, allevamenti e pesca (55%) e n. 465.000 circa nella trasformazione (in calo del 6,76% rispetto a 10 anni fa) costituenti 1/3 del totale UE. Il dato è stato in costante calo fino al 2012, mentre dal 2013, in controtendenza rispetto alla media UE, si registra un aumento del 3,5% fino al 2017, alimentato quasi totalmente da aziende rette da giovani. Le aziende agricole in Italia si sono ridotte del 14, 43% dal 1990 al 2000 e del 38,63 % dal 2000 (incluso) al 2013;
  • Produzione principale in Sicilia: 1) limone “Interdonato” o “Fino”, che si produce in limitate zone della riviera ionica nel periodo settembre-aprile, mesi in cui la produzione di altre qualità è quasi assente; 2) arancia rossa di Ribera; 3) altre tipologie di agrumi (limone nostrale, arance di diversa specie e mandarini; 4) grano; 5) cotone 100% della produzione italiana; 6) mandorle di Avola; 7) pistacchio di Bronte; 8) olio; 9) pomodorino di Pachino; 10) Fichi d’India; 11) nespolone di Trabia; 12) carciofi. La produzione agrumicola in Sicilia è sviluppata su 70.000 mila Ha circa e costituisce il 58% di quella nazionale, della quale 19.000 ettari sono in regime di  agricoltura biologica;
  • Produzione di formaggi in Sicilia: caciocavallo ragusano dop; canestrato siciliano, pecorino siciliano dop; ricotta salata ed infornata. I formaggi siciliani, solo in parte prima indicati, insieme ad altri prodotti agricoli, hanno, in prevalenza, il riconoscimento DOP e IGP;
  • Dimensione e fatturato: l’Italia è la terza economia agricola dell’UE ed i 2/3 delle aziende hanno superficie inferiore a Ha 5. L’11% delle aziende agricole europee è gestita da giovani di età inferiore a quarant’anni. In Italia i giovani under 35 gestiscono 55.000 aziende che risultano ben strutturate, con valore aggiunto e fatturato superiore rispetto a quelle più “vecchie” (giugno 2019) e risultano in crescita del 14% rispetto agli ultimi tre anni. Fatturato medio € 98.000,00 circa delle aziende agricole italiane inferiore alla media U.E. In Sicilia, i giovani che si dedicano al settore agricolo/zootecnico sono da 5 anni in continuo aumento, mentre vi è un calo in quasi tutti gli altri settori. La superficie utilizzata nel settore agricolo nel 2015 ammontava a 12 mln di ettari (12% superficie UE);
  • PIL 2018: 1753 mld. In agricoltura il valore aggiunto registra un piccolo aumento rispetto agli anni precedenti, comunque molto limitato rispetto a tutti gli altri settori. Nel 2018 a causa delle perdite del 50% di api, è stata registrata una perdita di produzione, per mancata impollinazione, di circa 250 milioni.

CONSIDERAZIONI SUI DATI ESPOSTI

Dai dati sopra riportati, emerge che il comparto agricolo/zootecnico è in costante affanno, nonostante la forte iniezione di giovani agricoltori, che, contrariamente alle generazioni che li hanno preceduti, hanno nel complesso una elevata sensibilità ambientale, cui si accompagna una produzione sostenibile (no pesticidi, diserbanti e concimi chimici) con netto miglioramento della catena alimentare, oggi quasi totalmente non salutare. Ovviamente occorrerà del tempo (speriamo non molto) perché si possa raggiungere un equilibrio diverso, che rispetti i principi di una salubre produzione e in armonia con l’ambiente, specialmente per quanto riguarda l’inquinamento delle falde acquifere. Le cause del decadimento del comparto è dovuto, oltre a quelle di natura sociologica, che sembrano, almeno in parte superate, sono dovute principalmente alla mancata difesa dei mercati da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi trent’anni; all’assenza della politica, che ha utilizzato il settore come grande serbatoio di voti; erronea distribuzione delle risorse, in quanto non in armonia con uno sviluppo sostenibile; eccesso di burocrazia (quasi sempre poco trasparente); mancato rispetto degli impegni assunti dal settore pubblico per il pagamento di quanto dovuto alle aziende agricole; molte delle quali andate in dissesto per tale motivo e per altre motivazioni in questa sede non affrontabili.

Ed allora, quali proposte si possono avanzare a soggetti politici illuminati? Di seguito alcune proposte, ritenute più significative:

  • Mantenimento impegni temporali da parte delle regioni; comune programmazione non speculativa mirata alle effettive esigenze dei territori, per l’incentivazione di una agricoltura ed allevamenti sostenibili, abolizione nell’arco di un quinquennio degli allevamenti intensivi così anche di parte dell’agricoltura industrializzata, che alimentano una catena alimentare carica di veleni e, comunque, contro natura e quindi, contro l’ambiente.
  • Abolizione immediata di diserbanti, concimi chimici e pesticidi per i motivi di cui al punto precedente ed, in particolare, per eliminare o attenuare l’inquinamento delle falde acquifere, già in parte compromesse e fermare la moria di api;
  • Riformare significativamente il sistema di macellazione degli animali, ritornando ai macelli comunali autogestiti dagli operatori e dando la possibilità agli allevatori di macellare (con i dovuti controlli igienici e veterinari) animali di piccola taglia (capre, capretti, polli, conigli etc.) per contribuire a rendere economica questa tipologia di produzione e garantire carne più salutare e non piena di tossine per lo stress del trasporto nei pubblici macelli;
  • Difesa dei mercati dall’invasione di prodotti esteri e anche di alcuni Stati comunitari non equivalenti a quelli italiani che non offrono alcuna garanzia di qualità, provenienza e modalità di coltivazione;
  • Rigidi controlli (non solo cartacei) della commercializzazione dei prodotti biologici (animali e vegetali);
  • Abolizioni di contributi in conto esercizio ad esclusione, per periodi limitati (3-5 anni), onde favorire l’innovazione e/o per il passaggio ad una tipologia di coltivazione amica dell’ambiente (biologico, biodinamica etc.);
  • Incentivazione dei contributi in conto capitale per il ripristino della funzionalità produttiva di fondi abbandonati (case coloniche, ricoveri bestiame, stalle, camini per l’irrigazione, muri a secco etc…);
  • Assegnazione in comodato d’uso per vent’anni di parte dei terreni acquistati dalla regione 
    Sicilia con evidenti scopi speculativi, che si trovano in stato di abbandono, nonostante l’impiego di squadre di forestali in “bucolico far niente”, agli agricoltori ed allevatori con l’obbligo di mantenerli in efficienza produttiva ed in armonia con la legislazione ambientale;
  • Radicale riforma della legislazione sulla brucellosi che, di fatto, favorisce intenti speculativi con danni rilevanti per gli allevatori;
  • Snellimento delle procedure burocratiche per l’impianto dei caseifici artigianali per salvaguardare una sana produzione nel rispetto delle antiche tradizioni. 
    Messina, 19.05.2019

f.to Nino Maisano