Azienda agricola "Santa Croce"
L’agricoltura biologica è un metodo di coltivazione che ha come obiettivo il rispetto dell’ambiente, degli equilibri naturali e della biodiversità, della salute dell’operatore e del consumatore. Si inserisce in un contesto ambientale naturale cercando di conservarne il più possibile le caratteristiche.
La storia del Limone Interdonato, prodotto tipico delle zone del messinese, si intreccia con quella dell’Unità d’Italia, di Garibaldi, dei moti rivoluzionari siciliani e del colonnello Giovanni Interdonato da cui prende il nome.
Giovanni Interdonato, noto semplicemente come “il colonnello”, nacque a Roccalumera nel 1813. Membro del circolo politico “L’Opinione”, fondato da vecchi carbonari messinesi, partecipò con ardore alle vicende dell’insurrezione antiborbonica di Messina nel 1848. Al momento dell’Impresa dei Mille ebbe da Garibaldi stesso l’incarico di radunare i disertori, formare un battaglione e proporre i nomi degli ufficiali.
Dopo aver sofferto la persecuzione politica per le sue idee liberali e aver governato nel nome dei Savoia su buona parte del messinese, Interdonato si ritirò a vita privata terminando i suoi giorni occupandosi di agrumicoltura, da sempre una delle sue più grandi passioni.
Ed è così che nasce il Limone Interdonato.
Il colonnello certamente non immaginava che più delle sue gesta rivoluzionarie, la sua memoria sarebbe stata tramandata da un limone, o meglio, dal frutto di un incrocio tra un cedro e l’”ariddaru“,un limone locale.
Dopo aver sezionato una gemma di ognuno dei due agrumi, le unì longitudinalmente e le innestò su portainnesti di arancio amaro: il risultato fu un limone di dimensioni medio-grandi, molto simile al cedro, di sapore delicato e poco acidulo, con una buccia a grana finissima, insolita nei limoni siciliani.
L’innesto sarebbe stato attuato verosimilmente negli anni compresi tra il 1875 e il 1880 nel suo agrumeto di Alì Terme, centro lungo la fascia costiera jonica della provincia di Messina.
Ben presto tutta la costiera ionica messinese, e in particolare le valli della fiumara del Nisi, si ricoprirono di limoneti coltivati sui terrazzamenti in pietra a secco, visibili tuttora da chi percorre la strada costiera da Messina a Catania.
Si tratta di una varietà piuttosto precoce, infatti la raccolta avviene dal 1° settembre al 15 aprile con l’utilizzo di forbici, al fine di evitare il distacco della porzione calicina. Le caratteristiche del frutto sono la pezzatura medio-grande, la forma tipicamente ellittica, l’epicarpo sottile, poco rugoso con ghiandole oleifere distese, il colore che all’inizio della maturazione è verde opaco per poi virare sul giallo, la polpa di colore giallo, la quasi assenza di semi e la bassa acidità.
Proprio grazie a quest’ultima caratteristica, infatti, fino al secondo dopoguerra, il mercato del Limone Interdonato era principalmente l’Inghilterra, dove era molto apprezzato quale limone da tè per la sua dolcezza e l’aroma poco invadente. Inoltre, è ottimo fresco in insalata, tagliato a spicchi e condito con olio, aceto e sale: il pasto abituale dei contadini della zona. In alternativa si possono cospargere gli spicchi di limone con una spolverata di zucchero, lasciare riposare in frigo per alcune ore e consumare.
Per la tutela e valorizzazione del Limone Interdonato nel 2002 a Nizza di Sicilia (provincia di Messina) è stato costituito il Consorzio di tutela del Limone Interdonato di Sicilia e, nel 2009, l’agrume ha ottenuto l’IGP con la denominazione Limone Interdonato Messina Jonica.
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